LAMBRUSCO: STORIA DI UN VINO ORMAI SOTTOVALUTATO...

L'immagine del Lambrusco come vino ''frizzantino'' di poca importanza, purtroppo, è entrata nell'immaginario collettivo.

Una visione abbastanza ingiusta nei confronti di un vino che ha alle spalle una storia importante.

Il suo successo nacque soprattutto nella seconda metà del secolo scorso.

Dagli anni Sessanta, la produzione crebbe e le esportazioni, trainate dalla richiesta del mercato americano, decretarono il Lambrusco vino rosso italiano più famoso al mondo,

tanto che, oltreoceano, si meritò perfino il soprannome di “Coca-Coca italiana”.

Dietro al suo successo, però, si cela una storia lunga secoli.

Il Lambrusco, infatti, è da considerarsi uno dei vini più antichi.

Come lo stesso nome suggerisce, proviene dalla linea genealogica delle viti selvatiche.

I Romani la chiamavano "labrusca"dal latino “labrum, orlo, margine, e “ruscum, selvatica.

Adottarono questo termine per indicare il suo crescere spontaneo nei perimetri dei campi.

Reperti archeologici rinvenuti in vari siti nel mondo e ritrovamenti di semi di vite ci raccontano dell’arte del vino fin dai tempi degli egizi, dei sumeri e di popolazioni ancora più antiche.

Nelle zone di Modena e nell’area emiliana, la vite labrusca trovò un’ottima adattabilità e grande attenzione da parte delle persone che vi abitavano.

La storia ne è testimone. 

Matilde di Canossa, regina di quelle terre, usava fortificare i territori conquistati e dare impulso alla coltura della vite perché ne aveva capito i vantaggi economici.

Carteggi di mercanti datati 1850 raccontano di come il vino partisse da Modena verso la Francia.

Le prime testimonianze scritte risalgono ad autori come Virgilio,Catone e Plinio il Vecchio.

Ma solo nel 1867 Francesco Aggazzotti, prezioso descrittore anche dell'aceto balsamico, propone una prima suddivisione esauriente delle tre tipologie prevalenti dei vitigni coltivati.

Il Lambrusco Grasparossa, così chiamato per l’evidente colorazione rossa del raspo, si distingue per struttura e pienezza di corpo;

il Lambrusco Salamino è caratterizzato dalla forma allungata e sottile dei grappoli,ha tannini precisi e snelli meno intensi del Grasparossa, l’acidità solletica il palato ma con garbo,

non così abrasivo come il Sorbara, i profumi sono sempre quelli, ma declinati con precisione e leggiadria.

E l’ultimo, il più raffinato, il Lambrusco di Sorbara, che prende il nome dall’omonimo paese in provincia di Modena;

la struttura è delicata, ma l’acidità è stellare, tagliente, non a caso viene impiegato per produrre anche spumanti metodo classico.

A quali piatti abbinarli?

In ogni caso abbiamo acidità, per cui abbinate piatti grassi, salumi, pasta al pesto, anche piatti piccanti volendo.

 

Di sotto riportiamo un ritaglio di un articolo del VinItaly, riguardo all'azienda che produce i vini che vi proponiamo.

 

<<...“Lambrusco secco Grasparossa di Castelvetro Frizzante Canova” della cantina Fattoria Moretto. Un lambrusco elegante e dallo stile nobile. Un vero piacere per naso e palato. Il naso è pulito, immediato nell’espressione. Esprime sentori di frutta rossa che ricordano le ciliegie, le amarene, le prugne, le more e i ribes che s’intrecciano a sentori di sottili spezie. Sfumature floreali di viole e iris. Un tocco di buccia di arancia ravviva il naso stesso e dona un tocco di complessità ulteriore. Al palato ha un ottimo equilibrio. La freschezza è misurata, il tannino gradevole. La carbonica sottile e deliziosa. Non invadente ma garbata. Un lambrusco per la tavola di tutti i giorni o per un aperitivo diverso dal solito. Da abbinare a un filetto di pregiata carne.>>

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